Psicoterapia bioenergetica - Approfondimenti

L’analisi bioenergetica è una psicoterapia a mediazione corporea nata negli anni cinquanta grazie ad Alexander Lowen, discepolo di Wilhelm Reich.

È fondata sul concetto di identità funzionale mente-corpo: la mente e il corpo non possono essere separati in quanto tutto quello che accade nella mente ha un risvolto sul corpo e viceversa.

Quando, per svariate ragioni, la mente entra in conflitto con il corpo, iniziamo a provare disagio, facciamo fatica ad esprimere le emozioni, non riusciamo a procurarci quello di cui avremmo bisogno né ad instaurare relazioni soddisfacenti, arrivando così ad ammalarci. Possiamo far finta di nulla, ma il corpo non mente e mostra chiaramente il nostro stato interiore.

Sarà sicuramente capitato di chiedere ad un amico come si sente e di ricevere una risposta in netta contraddizione con quello che esprime il suo corpo: dobbiamo fidarci del linguaggio del corpo, perché spesso la mente ci inganna anche a sua insaputa!

Nella società odierna è usanza giudicare le emozioni ed etichettarle come buone o cattive: è maleducato chi si arrabbia, è un codardo chi prova paura, è colpevole di qualcosa chi prova vergogna, è da evitare chi prova ansia e così via. Dovremmo essere tutti felici ed emotivamente standardizzati.

Le emozioni non si comandano, accadono e basta, così come è naturale respirare o mangiare un buon piatto di pasta quando siamo affamati. Si dà forse un giudizio al respirare? Può il respiro essere positivo o negativo? L’approccio verso le emozioni è più o meno lo stesso: provare rabbia è naturale e non è possibile evitarlo. Quello che possiamo cambiare è la nostra consapevolezza emotiva, la modalità con cui esprimiamo le emozioni e la padronanza che abbiamo di noi stessi. Ecco su cosa lavora l’analisi bioenergetica.

Ma che cosa significa in pratica?

Provo a fare un esempio …

Dora ha lavorato duramente su un progetto che permette di apportare dei miglioramenti significativi al processo di produzione della sua azienda. Senza dire nulla, il suo capo va dall’amministratore delegato e si prende il merito del suo lavoro. È naturale provare rabbia. Come potrebbe reagire?

Potrebbe pensare che provare rabbia sia sbagliato ed elaborerebbe un’infinità di scuse per convincere se stessa che in fondo il suo capo non è stato poi così ingiusto. Al posto di ascoltare la sua rabbia, la nasconderebbe persino a se stessa, reprimendola, soffocandola.

Al contrario, potrebbe essere travolta dalla rabbia e tirare due pugni al suo capo, che si troverebbe a scrivere la sua lettera di licenziamento con un occhio nero. In alternativa, con il viso paonazzo, potrebbe urlargli contro parolacce e insulti di ogni genere.

Potrebbe invece parlargli, esprimendo con fermezza il suo disappunto, quello che sta provando, con l’obiettivo di trovare una soluzione che gratifichi gli sforzi fatti per il suo lavoro.

Quale di questi diversi comportamenti avrà un risvolto costruttivo?

Non è la rabbia in sé ad essere sbagliata, ma le modalità di esprimerla o non esprimerla.

Le emozioni e il corpo sono strettamente connessi, perché per esprimere le emozioni abbiamo bisogno dei nostri muscoli; lo stesso vale per reprimerle in quanto, per evitare di sentire, abbiamo bisogno di irrigidire la nostra muscolatura. È possibile che inizialmente contraiamo i muscoli di proposito ma, a lungo andare, la tensione diventa cronica e involontaria. Reprimiamo le emozioni non solo perché sono socialmente demonizzate, ma anche per proteggerci da una minaccia o un dolore troppo forti. Il problema è che le emozioni inespresse rimangono in circolo dentro di noi, influenzando il nostro comportamento.

L’insieme delle tensioni croniche, chiamato in bioenergetica corazza caratteriale, crea una modalità strutturata e ripetitiva con cui ci comportiamo e ci relazioniamo con gli altri, modificando e vincolando la nostra energia vitale, l’energia implicata in tutti i processi della vita (per muoverci, sentire e pensare ci serve energia). Costruiamo la corazza caratteriale fin dalla tenera età, quando scopriamo che l’ambiente circostante non ci permette sempre di esprimere le emozioni e soddisfare i bisogni. Pur di stare in relazione con le persone a cui volevamo bene, siamo stati disposti a fare delle rinunce, che ora però continuano a farsi sentire.

La bioenergetica studia la personalità umana dal punto di vista dei processi energetici partendo dal corpo, che racconta la nostra storia anche quando la mente ci inganna. Attraverso le esperienze corporee possiamo ricontattare le emozioni represse, esprimerle in un contesto protetto e ripristinare l’equilibrio alterato. Lavorare sul corpo significa:

  • imparare a respirare in modo più profondo, così da sviluppare una maggiore consapevolezza di se stessi, cioè sentire ogni parte del corpo e i sentimenti che possono sorgere in esso;
  • conoscere e praticare le posizioni base della bioenergetica, che permettono di lavorare sulle tensioni e sui blocchi che ci caratterizzano;
  • sperimentare l’autoespressione (definita come l’insieme delle attività libere, naturali e spontanee del corpo) attraverso i tre maggiori canali di comunicazione: movimento, voce e occhi;
  • esprimere le emozioni in un contesto protetto attraverso delle esperienze pratiche: è possibile, per esempio, scalciare dicendo “no” come protesta oppure colpire un materasso per esprimere la collera.

Ciascuna proposta è strettamente personalizzata e viene sviluppata sulla base della problematica specifica. Il lavoro sul corpo, che già di per sé porta ad un cambiamento, è inoltre sempre accompagnato dalla condivisione verbale dei propri vissuti e sentimenti, in modo tale da poterli elaborare e contestualizzare nella vita presente.

Questo approccio integrato permette di mettere a nudo e superare i conflitti che ci impediscono di esprimere il nostro pieno potenziale e, ogni volta che un conflitto si risolve, la nostra energia vitale aumenta. Una terapia improntata solo sulla mente rischierebbe di renderci razionalmente consapevoli, ma di non portare alcun cambiamento concreto nel nostro corpo e nella nostra vita: un conto è riflettere sui nostri comportamenti e un altro conto è sperimentare le diverse possibilità.

L’obiettivo è arrivare ad essere padroni di noi stessi: sapere cosa sentiamo, essere in contatto con il nostro corpo, con le nostre emozioni e con i nostri bisogni, esprimendoci in modo adeguato alla realtà.